Sartoria Caliari
Sartoria Caliari
un progetto di didattica museale
sulla storia del costume
è un progetto di didattica museale sulla
storia del costume a cura di Michele Vello
Francesco Barbaro
Guardaroba
Son primogenito, un giovane posato, porto la veste che si confà al mio rango.
Giubbone color zafferano, saio di lana blu, e profili bianchi slanciano la mia nobile figura.
Son modesto ma non rinuncio alle mode io! Belle braghesse gonfie, alla sivigliana
le chiamano in laguna, con il braghetto ben in vista, lo scherzo di noi giovani.
In testa porto un tocco dorato con medaglia antica, così vuol esser ora e anch’io m’adeguo.
a) Tocco, b) giubbone, c) saio,
d) braghesse alla sivigliana,
e) libro, calzature.
Francesco Barbaro indossa sopra al giubbone, un saio a manica corta, ed entrambi sono decorati con profili in contrasto di colore bianco. La sovrapposizione di più indumenti è tipica del Cinquecento, e deriva dalle mode medievali, naturalmente riveduta e corretta con le voghe del tempo. Di gran moda tra i giovani, erano le braghesse alla sivigliana, di chiara origine iberica, prese di mira dagli anziani, che definivano i ragazzi come dei ranocchi, per via del contrasto tra le cosce gonfie e le gambe con calze aderenti lavorate a maglia. Immancabile in questo indumento è il braghetto, curiosa protuberanza posta sul davanti, il cui scopo era sì di marcare la virilità del personaggio, ma anche di fungere da pratica apertura per le necessità o improvvisato contenitore, per fazzoletti o portamonete.